Pubblicato su Villaggio Globale (leggi articolo originale)
Le chiamano «bomba d’acqua», termine giornalistico introdotto qualche anno fa da una giornalista della «Nazione» di Firenze (libera traduzione dall’inglese: esplosione di nuvola), e rende chiaramente l’idea degli effetti che può produrre sulle persone e le cose. Tecnicamente si può parlare di nubifragio riferendosi a quello che si è abbattuto tra domenica 6 e lunedì 7 ottobre a Ginosa, in provincia di Taranto. Una Precipitazione_(meteorologia)particolarmente intensa durante la quale la quantità di pioggia caduta, registrata alla stazione pluviometrica di Ginosa, gestita dalla Protezione Civile della Regione Puglia, è stata di 163 mm di pioggia (si tratta di 163 litri d’acqua per ogni metro quadro di suolo interessato dall’evento piovoso) precipitati in 24 ore (dalle 20 del 6 ottobre alle 20 del 7 ottobre). Colpisce il dato di lunedì 7 quando, con i suoli già saturi, in una sola ora dalle 18,30 alle 19,30 è piovuto 97 mm (si tratta di 97 litri d’acqua per ogni metro quadro di suolo). Stime tratte dal Progetto Vapi sulla Valutazione delle Piene in Italia-Puglia indica, con tempi di ritorno di 200 anni, in 24 ore valori di 130-140 mm di pioggia. Questo fa capire come l’evento sia stato di una certa rilevanza ed eccezionalità. Questi eventi perdono la loro eccezionalità quando diventano sempre più frequenti come sta accendendo non solo a livello locale ma anche a vasta scala.
Così il Presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia, Salvatore Valletta, ha ricordato che «il territorio pugliese come quello di tutta l’Italia in queste ore sta dimostrando la sua fragilità ed esposizione alla pericolosità idraulica e geomorfologica. Oggi, come ieri possiamo solo esprimere un forte rammarico per le vite umane spezzate, vite di concittadini che nella loro quotidianità si sentivano protetti da uno Stato e da tutti quegli Enti preposti alla gestione del territorio. Lo sforzo di questi anni non è bastato; l’elenco delle alluvioni nel Tarantino nell’ultimo decennio sono tante: settembre 2003, novembre 2004, marzo 2011, settembre 2011, ottobre 2012 solo per citare alcune delle più disastrose con effetti su beni e persone». E continua Valletta: «negli ultimi 60 anni gli eventi naturali a carattere disastroso in tutta la penisola, collegabili principalmente a fenomeni quali alluvioni, frane o colate di fango e detriti, sono stati più di 3.300; migliaia i morti, centinaia di migliaia il numero di sfollati costretti a trovare soluzioni alternative alla loro fissa dimora». Le azioni suggerite dai geologi sono chiare e richiamano ampiamente i concetti di pianificazione territoriale, previsione, prevenzione, interdisciplinarietà e analisi a scala di bacino idrografico, concetto questo introdotto dalla Legge di difesa del suolo n. 183 del 1989. È chiaramente richiamato anche il ruolo degli enti sovra territoriali che sono in grado di porre limitazione al consumo di suolo superando le posizioni localistiche dettate più da interessi individuali che collettivi.
Oggi come ieri sono richieste politiche nazionali e regionali per intervenire in tempi brevi e con azioni incisive su alcune questioni strategiche come:
– l’istituzione di un Servizio geologico regionale a supporto le politiche regionali collegate all’ambiente e alla pianificazione territoriale, le cui competenze devono contribuire alla riduzione del rischio idrogeologico, e al monitoraggio strategico di alcuni rischi naturali. Un Servizio geologico principalmente rivolto ai tecnici delle Pubbliche amministrazioni, ai professionisti, alle imprese, al mondo della ricerca e dell’educazione, e a tutti i soggetti che operano sul territorio con l’obiettivo di fare prevenzione;
– il rispetto delle pericolosità individuate dagli enti sovra territoriali come le Autorità di Bacino e aggiornare i Piani comunali di Protezione civile;
– il ripristino in tempi rapidi del Comitato tecnico dell’Autorità di bacino della Puglia che una legge regionale frettolosa ha abrogato lo scorso luglio;
– la progettazione in termini interdisciplinari sempre e comunque nel rispetto delle unità fisiografiche come i bacini idrografici e degli equilibri intrinseci del territorio in cui si interviene;
– l’imposizione di un’urbanizzazione con la progettazione delle grandi opere che siano compatibili con le caratteristiche del territorio e non viceversa;
– l’operare rispettando i piani sovraordinati che guardano al territorio come area vasta;
– l’istituzione dei presidi territoriali sotto una regia sopra territoriale in modo da far sì che si operi in termini di previsione e prevenzione;
Per i Geologi «è urgente aprire subito un tavolo serio e costruttivo nell’interesse delle popolazioni e del territorio pugliese, altrimenti, politicamente e moralmente sarà paradossale inaugurare una nuova opera come una strada, un ponte, una scuola, un ospedale sapendo che altre porzioni del territorio non sono in sicurezza e con essi le popolazioni che li transitano o li risiedono».