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CH NU FACCJ’LETT D TERR – lo spettacolo teatrale

LO SPETTACOLO TEATRALE DI CHIUSURA DEL FORUM 2016
dalle lotte per la terra alla difesa della nostra terra e delle nostre comunità
(
9/10/2016 – Ginosa, Teatro Alcanices ore 20,30 – Conclusioni del Forum La Via d’Uscita)


CH NU FACCJ’LETT D TERR!!!
(Per un pezzo di terra)

di Angela Centonze


ltajatrist

INTERPRETI E PERSONAGGI:

1. Antonio Cinnella (Giuannin Scocuzza–contadino detto “Patanar”)
2. Antonella Rondinone (Mariett Mingardone -moglie del contadino)
3. Franco Piccinni (donnaDonna MariaStaccone -moglie latifondista)
4. Grazia Fattore (Felicett – la domestica)
5. Carlo Berardi (Rocchino Cerabona-sindacalista)
6. Antonio Munno (Pinuccj lu cuap’llar -Amico di Giuannin)
7. Michele Magistro (Pasqual -scagnozzo di don Ciccello)
8. Lucia Frescura (Lilina – la vicina)
9. Giovanni Finamore (Maresciallo Nicola Attenti)
10. Domenico Pellegrino (Messo comunale)
11. Alfonso Dambrosio (Contadino)???

La Commedia “ Ch nu fuaccjlett di Terrr” è un racconto di fantasia, realizzato immaginando in modo colorito e divertente, circostanze e avvenimenti dovuti alla ventata di novità che la riforma ha portato.
Siamo a Miglionico negli anni della Riforma fondiaria, raccontiamo le avventure di una famiglia di contadini, Giuannin e Mariett.

Finita la guerra, con il ritorno dei combattenti, la fine delle grandi opere pubbliche e il ridimensionamento drastico delle attività boschive, divenne drammatico il secolare problema dell’occupazione. Iniziarono le lotte dei braccianti, dei mezzadri e dei contadini, che spinti dalla fame arrivarono ad occupare molti terreni dei latifondisti. Le lotte contadine del secondo dopoguerra spronarono le forze politiche alla ricerca di una soluzione, per evitare che la crisi sociale sfociasse in una vera e propria rivoluzione.

Nel 1950 il Governo, dopo un lungo e travagliato cammino, varò le leggi di Riforma Fondiaria . I primi provvedimenti, riguardanti la Calabria, furono emanati nel maggio del 1950. Seguì la “legge stralcio” n.841 del 21 Ottobre che estese la riforma anche ad altri territori del sud Italia.
Il provvedimento, finanziato in parte dai fondi del Piano Marshall, fu definito il più importante dell’intero dopoguerra. La riforma proponeva, tramite l’esproprio coatto, la distribuzione delle terre ai braccianti agricoli, rendendoli così piccoli imprenditori e non più sottomessi al grande latifondista. Quando nel marzo del 1958 apparvero i manifesti annunciando che le terre incolte dei grandi latifondisti sarebbero state espropriate e date ai capofamiglia nullatenenti che ne avessero fatto domanda, ci fu tra i braccianti, tanta perplessità.
C’erano state le contestazioni represse dalla forza pubblica e sembrava impossibile che i latifondisti, così potenti, potessero subire una tale sconfitta senza ribellarsi. Non credevano che qualcuno, da Roma, potesse essere a loro favore. I sobillatori mandati dai proprietari dicevano: “guai a chi farà la domanda! Alla fine i signori vinceranno e saranno più potenti di prima.
E chi avrà fatto la domanda avrà grandemente offeso il padrone e non troverà mai più da lavorare lasciandolo nella miseria , con tutti i suoi figli”. La riforma servì a far nascere nel contadino una coscienza di sé, come essere pensante. I contadini erano nella quasi totalità analfabeti, tranne poche eccezioni. Vivevano sempre a contatto con la terra e le bestie, conoscevano poco o niente dello sviluppo e del progresso civile che avveniva nella società, ma conoscevano benissimo i cicli di produzione della terra.
La commedia “Ch nu fuaccjlett d terr” (per un pezzo di terra) vuol raccontare, in modo colorito, l’impatto che la Riforma ha avuto sui rapporti sociali della nostra piccola comunità. Nella commedia si narra la storia di Giuannin “detto Patanar” (perché mangiava sempre e solo patate), un bracciante analfabeta e nullatenente con tre figli e moglie da sfamare. Vive in una casa di pochi metri. Giuannin rappresenta il bracciante tipo “vrazzarul” al quale era destinata la riforma. Siamo negli anni 1955/60 . In quegli anni erano tangibili gli effetti positivi che, in alcune zone, la riforma aveva generato.
Tuttavia Giuannin non era del tutto convinto che potesse essere una riforma buona per lui, in quanto don Cicciell (il latifondista) non avrebbe affatto gradito che il suo “braccio da lavoro” diventasse una persona capace di decidere del suo futuro e quindi libero di agire. Infatti, Don Cicciello, alla notizia che gli sarebbero state espropriate le terre e consegnate ai suoi asserviti, ha un malore e non riesce più né a parlare né a camminare.
Don Cicciell non ha figli e la gestione del patrimonio passa nelle mani della moglie (donna Marì). Giuannin, dopo aver ascoltato il comizio, decide, all’insaputa di don Cicciell e soprattutto di donna Marì, di presentare la domanda all’Ente Riforma per l’assegnazione di un pezzo di terra . Nella piccola comunità Miglionichese, il vocìo e le ipotesi di assegnazione delle terre di proprietà don Cicciell scatenano un fermento popolare ma …nel paese, nulla sfugge…

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