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Forum-delle-TerreJoniche_Workshop_la-comunicazione.pdf (506 download)
Titolo: ‘Comunicare e raccontare le comunità dei fiumi e gli eventi ambientali’
Data e luogo: 09/10/16 ore 15,30/ 17 c/o Teatro Alcanices di Ginosa (TA)
Obiettivi: individuare responsabilità comunicative e definire format adeguati che facilitino la comprensione nell’ambito di disastri naturali, costituire un collegamento tra bisogni reali della comunità e strumenti di comunicazione, costruire un coordinamento tra Enti, Comitati e social network e media.
Facilitatori: Katya Madio e Antonio Corrado
Esperti: giornalisti e redattori della carta stampata locale e nazionale, blogger, esperti di social network, comunità colpite. E con la partecipazione straordinaria (via skype) di Pino Scaccia, inviato storico del Tg1 Rai che ha seguito i più importanti avvenimenti degli ultimi trent’anni e occupandosi di cronaca con particolare riferimento a terremoti e disastri naturali (in Pakistan e in Iran per il terremoto e nello Sri Lanka per lo tsunami, fino al terremoto dell’Aquila).
Contenuti: Il presente workshop ha il compito di affrontare il ruolo della comunicazione responsabile e il suo impattosulle popolazioni colpite da eventi calamitosi e alluvionali.
Chiederemo agli esperti se nell’ambito dei disastri naturali quali sono, secondo
loro, le responsabilità della comunicazione e quale ruolo potrebbero avere tv e social media nella resilienza delle comunità definendo come resiliente quel sistema che ‘se sa adattare le sue attività prima, durante o in seguito a eventi (cambiamenti, perturbazioni e opportunità), è in grado di mantenere le sue funzioni in condizioni sia attese, sia inattese” (Hollnagel e al., 2006).
Il workshop infatti, mira ad analizzare fenomeni diffusi e comportamenti che abbiamo visto ripetersi in tutti questi anni, in Basilicata e Puglia, come in qualunque altro territorio colpito da calamità imparando che la reazione dell’opinione pubblica e dei mezzi di comunicazione, a seguito dell’evento, è fortemente connotata dall’impatto emotivo per le perdite materiali. Purtroppo, sebbene comprensibile sul piano umano, tale atteggiamento non facilita un approccio adeguato alla comprensione del problema.
L’emotività derivata dal trauma, associata al sensazionalismo retorico di molti mezzi di comunicazione, crea le condizioni ideali perché si propaghi nell’opinione pubblica un tipo di pensiero contaminato da elementi irrazionali e, soprattutto, non funzionali a rendere il sistema urbano, sociale e culturale più resiliente per gli eventi futuri.
Lo scopo di questo workshop è quindi quello di analizzare i contenuti divulgati dai mezzi di comunicazione (giornali e televisioni) nei giorni successivi alle alluvioni (2011-2013), con lo scopo di evidenziare fattori che compromettono una corretta comprensione dell’evento da parte dei cittadini.
Il problema, in tal caso, non è solo legato alla cattiva informazione, bensì all’impossibilità di capire la complessità dei fattori in gioco portando la popolazione a sviluppare credenze e atteggiamenti sbagliati, semplicistici, che possono avere effetti deleteri sia per quanto riguarda gli indirizzi delle future decisioni istituzionali, sia per quanto riguarda la percezione dei rischi durante gli eventi critici e i conseguenti comportamenti di autoprotezione.
La discussione interesserà, quindi, diversi aspetti: in primo luogo un’analisi quantitativa di tipo testuale condotta sui titoli dei servizi televisivi e sui titoli degli articoli comparsi sulla stampa locale e nazionale, nei giorni immediatamente successivi l’evento.
La scelta dei titoli è, infatti, in generale il messaggio che chiunque può ricevere quando legge o ascolta un servizio giornalistico. Non si può dire lo stesso del corpo dell’articolo, che non tutti possono o vogliono leggere.
Secondo l’analisi qualitativa dei contenuti dei servizi televisivi andati in onda nei 20 giorni successivi all’alluvione. In questa analisi, evidenzieremo le parole e le frasi che illustrano la presenza della trappola del “senno di poi”, commentandone le ragioni e gli effetti sull’opinione pubblica.
Inoltre prenderemo in considerazione il ruolo delle reti nazionali e locali durante eventi alluvionali e catastrofi di tipo ambientali. Possiamo affermare, infatti, di aver assistito quasi sempre a una gestione di format approssimativi da parte delle reti nazionali che forniscono al più le notizie, non le informazioni utili per la sicurezza collettiva, né i dettagli delle situazioni critiche a chi è in pericolo, né un conforto alle comunità locali sotto schiaffo. Al contrario, invece, le reti locali hanno mostrato il duplice ruolo di facilitatori: da un lato porgono un aiuto concreto alla gente colpita e ne alleviano il senso di abbandono; dall’altro danno notizie affidabili e documentate a professionisti e volontari dei servizi di emergenza. Esse conoscono bene i luoghi, godono di buona reputazione, hanno un’alta capacità di vagliare e aggregare le informazioni.
Terzo analizzeremo le potenzialità mostrate da social media, come Facebook o Twitter e del web che hanno mostrato di essere risorse utili per le comunità colpite per sopravvivere e comunicare.
Quando, terminato il solito teatrino che ha luogo nelle ‘più note località alluvionate’, si rimane soli con in mano il proprio secchio e la propria vanga e si scopre, infatti, che non è solo solitudine fisica ma anche politica e mediatica perchè per i politici sei solo un ‘rompiscatole’ e per i media non sei più una notizia, il ruolo del web si dimostra fondamentale come mezzo di ricerca, di informazioni altrui e di diffusione delle proprie. L’utilizzo del web riesce infatti, a rendere questa attesa meno solitaria e a organizzare le varie comunità sparse su tutto lo stivale, isole comprese (v. la nascita della Rete Nazionale MaiPiù).
Quarto: analizzare esempi che hanno fatto della comunicazione uno strumento di partecipazione dal basso.
Quindi che ruolo ha il servizio pubblico nelle emergenze? Chi lo fa e perché? E’ possibile migliorare i format televisivi? Vale la pena di migliorare il coordinamento tra Protezione Civile, i Comitati che si trovano a dover gestire le problematiche dei territori, le istituzioni e galassia dei media locali e dei social network? Possono i social interagire con i media classici?
Queste sono solo alcune delle domande che ci serviranno per sollecitare la discussione.
Documenti e approfondimenti: vedi la sezione dedicata
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