Nei giorni scorsi una delegazione del Comitato TerreJoniche, insieme a rappresentanti sindacali, esponenti della società civile e ad comitati ambientali locali del ‘No Eolico Selvaggio’, si sono incontrati a Monteverde, nell’avellinese, dove un’idea sbagliata e selvaggia di energia rinnovabile sta venendo fuori.
Il Punto. L’alta Irpinia fornisce, in questo momento, all’Italia il 6% circa dell’energia, la maggior parte proviene dall’eolico che sta sottraendo sempre più spazio e terreni all’agricoltura ossia a quella destinazione d’uso per cui la terra ha un valore e un senso.
L’incontro con i comitati locali che si battono contro l’eolico ha permesso di far emergere la presenza in questi territori di una mafia a colletti bianchi, dove si spara a centri di connessione in rete che convogliano l’energia prodotta dagli aerogeneratori, si piazzano ordigni rudimentali alle spalle di sottostazioni Enel, si incendiano mezzi e si dà fuoco a rotoballe di pertinenza di consiglieri comunali troppo attivi sul fronte del dissenso.
Tredici gli attentati solo nel mese di agosto.
In questo contesto il vicepresidente dell’Antimafia ha sottolineato che: «A colpi di dinamite una criminalità endemica pretende attenzione».
Una escalation di violenza incredibile, quindi, con sullo sfondo il dilagare indiscriminato dell’affare ‘green energy’.
Quasi 300 gli aerogeneratori già installati, 21 i progetti autorizzati dalla Regione Campania per l’ammontare complessivo di circa 400 nuove pale.
Senza contare, ovviamente, il proliferare indisturbato del mini eolico.
Le considerazioni. Poichè il Comitato TerreJoniche, che ha deciso di non chiamarsi comitato di alluvionati perchè da cinque anni è al tempo stesso uno spazio di partecipazione e di iniziativa per i cittadini dell’area impegnati sulla vertenza non solo dei risarcimenti dei danni delle alluvioni e la messa in sicurezza dei fiumi ma, sopratutto, opera per la difesa e la tutela della terra e delle comunità attraverso azioni di monitoraggio costante dei territori e pone al centro dei propri interessi l’ambiente volendo ridefinirlo attraverso un piano di tutela e difesa del territorio, delle infrastrutture e dei servizi ai cittadini, impostandolo sulla difesa dei beni comuni e degli interessi collettivi per garantire la ripresa delle attività economiche e delle diverse attività lavorative, non poteva non essere presente.
Per questo motivo, avendo sempre lavorato non in maniera ideologica sui temi che riguardano il territorio e l’ambiente ma attraverso la definizione di proposte concrete siamo stati concordi, insieme ad Altragricoltura con la quale da sempre abbiamo avuto modo di condividere esperienze, di realizzare proprio a Monteverde, di qui a un mese circa, una due giorni affinchè si possa mettere in campo, in termini di partecipazione democratica interventi a presidio di un territorio, oggetto troppo spesso di progetti devastati di consumo di suolo e distruzione dei beni comuni.