Lettera a Boldrini e a Grasso: il fango ci rende uguali,evitate di provare a dividerci


Alla Presidente della Camera dei Deputati, On.le Laura Boldrini
al Presidente del Senato, Pietro Grasso
Ai Parlamentari italiani
Metaponto e Ginosa, 11 dicembre 2013

Illustri On.li
siamo un Comitato di cittadini sorto all’indomani di una disastrosa alluvione che nella notte fra il 1° ed il 2 Marzo 2011 ha sconvolto le TerreJoniche nel tratto lucano dal confine con la Calabria e la Provincia di Taranto. Mezzo miliardo di Euro di danni accertati dai Commissari nominati sono solo il segno di quale sofferenza e quali ferite abbiano segnato il territorio e le comunità.
Ad oltre mille giorni da allora (1017) attendiamo ancora risposte concrete, risposte che, prima di tutto, attendiamo sulla prevenzione e la messa in sicurezza del territorio possibili, evidentemente, se usciremo dalla logica dell’emergenzialità e del rincorrere a posteriori i problemi e per cui, in ogni caso, serve capacità di programmazione e investimenti di risorse.
In realtà sono arrivate solo pochissime e risibili risorse economiche straordinarie per cui nessuna messa in sicurezza è stata possibile cosi come non sono stati possibili i ristori per quanti hanno subito i danni.  Peraltro, per ottenere quelle poche risposte istituzionali dovute come l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (OPCM), le Istituzioni e i cittadini del territorio hanno dovuto tenere una lunga e per taluni aspetti umiliante mobilitazione. Tre scioperi della fame, una manifestazione a Roma, innumerevoli iniziative sul territorio promosse dal Comitato e dai Sindaci hanno dovuto fare i conti con la disarticolazione delle norme e del fondo nazionale introdotte con il decreto milleproroghe del 2011 che introducendo la “tassa sulle disgrazie” in realtà creava un vuoto nelle risposte istituzionali alle attese dei cittadini in caso di alluvione.

Evidentemente l’obiettivo dichiarato del legislatore, quello di riformare i meccanismi sulla base di criteri di efficienza, interpretato in applicazione di supposti principi di federalismo, è fallito; quella norma, contro cui hanno ricorso diverse regioni italiane, è stata dichiarata incostituzionale anche se, da allora, non è stata sostituita con alcun provvedimento capace di rispondere alla sfidagrande che abbiamo tutti davanti a noi: quello di garantire certezze a quanti (imprese, cittadini, comunità) sono stati e saranno sempre più spesso colpiti dai danni da eventi sempre meno imprevedibili per effetto del dissesto idrogeologico, della mancata manutenzione e cura del territorio, della disarticolazione dei regimi fluviali, di un uso del suolo inadeguato e del cambio dei regimi climatici ed ambientali.
Sta di fatto che dall’alluvione del Veneto del 1°/2 Novembre 2010 (l’ultima avvenuta prima della introduzione delle norme introdotta dal decreto milleproroghe 2011), registriamo un insopportabile e ingiustificabile andamento nelle risposte che seguono le emergenze immediate assicurate dagli interventi di protezione civile nelle prime fasi conseguenti ad eventi alluvionali.
Eventi che, come è assolutamente evidente vanno aumentando per numero ed intensità e che richiederebbero l’urgenza di un quadro normativo che assicuri risposte certe e trasparenti.
Rileviamo e denunciamo come i 19 eventi alluvionali (almeno i principali con circa 60 morti e miliardi di Euro di danni) che sono seguiti all’alluvione del Veneto del novembre 2011, sono stati trattati tutti in maniera differente sul piano delle procedure, dell’entità e della composizione degli interventi finanziari e dei soggetti che sono stati considerati come portatori di diritto ai risarcimenti.
Accade cosi, per esempio, che alluvioni importanti come quella di Sala Baganza, Collecchio e Fornovo di Taro in Emilia (11 giugno 2011, danni che ammontano a circa 7.200.000 euro per privati e aziende e circa 450.000 euro i danni pubblici; 185 le famiglie e 50 le attività produttive colpite) sono totalmente dimenticate non avendo avuto alcun intervento e tantomeno l’OPCM necessaria e dovuta. Accade, anche, che all’interno della stessa regione per alluvioni in aree diverse si diano risposte diverse. È il caso della Toscana per cui le alluvioni della Lunigiana, dell’Elba e della Maremma (accadute nell’arco di circa un anno fra l’Ottobre 2011 e il novembre 2012) abbiano avuto risposte profondamente diverse nella quantità e nella qualità degli interventi succeduti alla prima emergenza.
Certamente, dunque, non è l’unico caso quello che ci riguarda direttamente ma è quello che conosciamo meglio e che testimonia nella sua paradossalità quanto sia grave il ritardo ed il vuoto normativo con cui si risponde alle esigenze del territorio e delle comunità dopo la prima fase di protezione civile e di emrgenza. Nel tratto di meno di 50 Km attraversato da ben 5 foci di fiumi importanti che va dal confine con la Calabria in Basilicata fino a parte della Provincia di Taranto, dopo la disastrosa alluvione del 1° Marzo 2011per fortuna senza vittime ma con oltre mezzo miliardo di danni (per cui i cittadini attendono ancora risposte) abbiamo avuto altri eventi alluvionali e da dissesto idrogeologico importanti (alcuni con vittime come a Craco o a Borgo Venusio) senza alcun intervento di ripristino o messa in sicurezza fino ad arrivare alla insopportabile situazione che si sta determinando fra il 7 Ottobre e i primi giorni di dicembre 2013.
Il 7 Ottobre 2013 le stesse terre sono state colpite da un’altra terribile alluvione registrando quattro giovani vittime, 65 milioni di Euro di danni per la sola Basilicata. Mentre eravamo alle prese con una dichiarazione di Stato di emergenza che non arrivava e di una OPCM che ad oggi (66 giorni dopo) non è ancora arrivata, accade l’evento drammatico della Sardegna.

Evento terribile, con 18 morti ed innumerevoli danni ma, per noi, pur sempre una alluvione; una delle 19 che si sono susseguite negli ultimi tre anni. Ebbene nel caso dell’ultima alluvione della Sardegna abbiamo registrato come in 24 ore siano stati stanziati 20 milioni di Euro per il primo intervento, è stato convocato un Consiglio dei Ministri urgente, annunciato un emento alla legge di stabilità per risorse ulteriori per oltre cento milioni, dichiarato il lutto nazionale per le vittime.
Capirete facilmente l’indignazione di quanti, non ancora sepolte le proprie vittime lucane e pugliesi, si sono viste dimenticare nei provvedimenti. Sta di fatto che a 66 giorni dall’alluvione del 7 Ottobre 2013 ed a una decina da quella della fine di novembre 2013 attendiamo ancora uno straccio di provvedimento che non arriva.

Vi chiediamo di capire come sia possibile questa discrezionalità che in nome dell’emergenzialità lascia alla valutazione politica il diritto di scegliere dove sia giusto intervenire e dove no, quali cittadini siano degni di una risposta immediata e quali altri possano attendere mesi o anni. Vi chiediamo soprattutto di rimediare a questa situazione che non colpisce questo o quel territorio ma i diritti di tutti i cittadini italiani alla trasparenza ed alla certezza delle risposte. Serve un quadro normativo chiaro e certo che, in caso di risposta ai problemi del post alluvione, definisca chi e cosa deve fare e quanto sia lecito attendersi sottraendo le valutazioni relative alla discrezionalità della politica.
Sappiamo bene che quella di come si garantiscono gli interventi nel dopo emergenze è solo una parte del problema, che in realtà serve un grande piano per la messa in sicurezza e la prevenzione che sosteniamo con forza e che serve dotare il Fondo di Solidarietà Nazionale con risorse adeguate che pure sollecitiamo; oggi, però, Vi sottoponiamo questa urgenza nel convincimento che la trasparenza degli interventi è parte fondamentale della qualità della democrazia che coinvolge tante nostre comunità a rischio di subire o che hanbno subito danni e lutti da alluvioni.
Intervenite, urgentemente perchè il fango rende tutti uguali e la politica ha il dovere di dare le stesse risposte garantendo gli stessi diritti. A tutti senza dividerci fra alluvionati di serie A e B.

Con stima
Gianni Fabbris – portavoce

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