Se non ora quando? Lettera aperta dal popolo degli alluvionati.

 

Al
Presidente della Regione Basilicata

Marcello Pittella

Policoro,
2 luglio del 2014

Caro Presidente Pittella,

ti scrivo all’indomani di una delle innumerevoli riunioni che dal 1° marzo 2011 stiamo tenendo nell’area alluvionata delle TerreJoniche a cavallo fra la Puglia e la Basilicata per rivolgermi direttamente a te e, per tuo tramite, a quanti hanno ora responsabilità di Governo in Basilicata. In particolare ti scrivo al termine di un incontro “infuocato e difficile, di animi surriscaldati”; solo uno di quelli che da qualche tempo si stanno susseguendo nell’area colpita in tre anni da tre alluvioni principali.

Con quelle stesse persone, che ora non è più disposta a sopportare, ho condiviso oltre tre anni di esperienza straordinaria di impegno, denuncia, proposta, mobilitazione. Una esperienza umana, civile e politica straordinaria che auguro a tutti di poter vivere, di cui vado orgoglioso soprattutto per la qualità umana che ha tenuto fin qui insieme persone cresciute nel percorso della lotta e dell’impegno.

Di quelle persone sono fin’ora stato “il Portavoce” e con loro ho discusso, confrontato e fatto le scelte che ci hanno permesso di arrivare fin qui sulla base di un rapporto di fiducia fondato sulla lealtà e la trasparenza ed alimentato quotidianamente dalla ricerca dell’autonomia.

E’ in nome di questo principio e di una autonoma valutazione fatta “fra la nostra gente” che abbiamo deciso una apertura di attenzione e di credito al tuo operato.

Sebbene io non ti abbia votato, come ben sai visto che ho pubblicamente dichiarato il mio non voto perché non mi sentivo rappresentato da nessuna proposta elettorale alle scorse regionali, ti ho incontrato per oltre un’ora quando ancora non ti eri insediato registrando il tuo
interesse e il tuo impegno.

E’ in questo percorso che abbiamo registrato la tua presenza e le tue dichiarazioni durante e subito dopo lo sciopero della fame di Natale ed
abbiamo salutato positivamente che il primo incontro che i tuoi nuovi assessori hanno fatto (il giorno dopo il loro insediamento) è stato con
noi.

E’ per questo che, conseguentemente, abbiamo incontrato la tua struttura per ricercare e trovare delle soluzioni alle due grandi ferite aperte
sul territorio: la messa in sicurezza e la prevenzione e i risarcimenti a chi ancora li attende.

Atteggiamento il nostro alimentato dalle tue dichiarazioni a voler cambiare a voler “rivoltare la politica” a “rompere le liturgie, i blocchi di interesse
ed a risolvere i problemi”: è su questo che la nostra gente ha deciso di aprire il credito di attendere mentre continuavamo ad incalzare, sollecitare, proporre, stimolare.

Ma non c’è più tempo, anzi, è passato troppo tempo senza dare concretezza a quei passi in avanti che servono davvero. Ti abbiamo inviato un
documento, una piattaforma con quattro punti precisi che pure abbiamo discusso e confrontato con la tua struttura ma su cui occorre assumere
decisioni politiche e di governo.

Ti abbiamo chiesto un accordo sui risarcimenti (27 milioni di Euro su 40 milioni di danni ai privati per le tre alluvioni di cui metà a carico della Regione e metà a carico del Governo); ti abbiamo chiesto di convocare entro ottobre una Conferenza Regionale sulla Salute dei Fiumi per confrontare e decidere l’adozione di un Contratto delle Foci come strumento di governo partecipato delle aree a rischio idrogeologico; ti abbiamo proposto di costituire un fondo per la prevenzione e la messa in sicurezza e, soprattutto, di assumere sotto la tua diretta responsabilità politica il coordinamento delle attività per non continuare a lasciare i problemi nella frammentazione e dispersione.

E’ chiaro che per fare queste cose servono diverse condizioni, ma una fra e prima delle altre, la capacità di andare dritti verso il perseguimento degli obiettivi senza avere paura e farsi condizionare.

Caro Presidente, non vorrei sbagliare ma ad un certo punto della nostra interlocuzione abbiamo colto una difficoltà non tanto sul merito delle
proposte quanto sul metodo. Quasi che il problema fosse nella difficoltà di dare risposte a un Comitato di Cittadini (come in realtà siamo) piuttosto che a sigle blasonate (sindacali o di partito) in grado di condizionare o influenzare.

Spero di non aver capito bene ma se cosi fosse la nostra valutazione non potrebbe essere che una: l’unico cambiamento che ci interessa è quello
che sa dare risposte e la liturgia dei veti che abbiamo conosciuto in questi anni prima della tua gestione e con cui abbiamo dovuto fare i conti è, per noi, quanto di più vecchio e meno innovatore possa riproporre la politica. Soprattutto quando questa liturgia è la melassa in cui si impantanano tempi e certezze.

Mi rivolgo di nuovo a te, Presidente, per dirti che non abbiamo più tempo e che è arrivato il momento delle risposte, rinnovandoti ancora una
volta la disponibilità e il credito.

Fra il 25 e il 27 Luglio terremo una tre giorni a Bernalda ancora una volta fatta di Forum, proposte, mobilitazioni, incontri locali e la Riunione del Coordinamento Nazionale dei Comitati degli Alluvionati. Io ti invito a partecipare chiedendoti di portare gli atti e le risposte.

Quella, per tutti noi, sarà la linea di confine della nostra attesa perchè la situazione sta precipitando e 8 mesi ci sembrano sufficienti e congrui
per tirare una valutazione.

È in nome del rapporto di lealtà con i cittadini di quel territorio, la gente con cui conduco quotidianamente l’impegno e il popolo degli alluvionati delle TerreJoniche che, oggi, devo porre un limite alla nostra disponibilità all’attesa ed è per questo che a Bernalda, tirando le somme, se non dovessero esserci risposte concrete agli impegni mi dimetterò da Portavoce del Comitato TerreJoniche, ovvero da un ruolo che mi ha portato fin qui a cercare di dare voce alla speranza.

Se questa speranza non è più alimentata e dovesse, al contrario, lasciare il posto alla disillusione o alla rabbia, non ci sarà bisogno di me. Chi attende inutilmente da tre anni saprà bene cosa fare, io sarò comunque con loro ma non parlerò più a nome loro: per la rabbia non servono le parole.

Gianni Fabbris –
Portavoce del Comitato TerreJoniche

 

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