Metaponto: la quiete dopo la tempesta.

A oltre cinque mesi dagli eventi alluvionali di Ottobre scorso un intero parco archeologico a Metaponto, in provincia di Matera, prosciugato dall’immensa distesa d’acqua, continua ad essere coperto dal fango.
A rischio le sue strutture murarie oltre alla perdita di un enorme patrimonio storico e culturale.
Decine gli uomini impegnati per salvare l’antica polis tra i quali l’ingegner Attilio Maurano, alla guida della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata.
Raggiunto telefonicamente in merito alle emergenze archeologiche ed architettoniche del metapontino con il dot. Maurano abbiamo fatto il punto sullo stato dell’arte relativo alla gestione delle risorse che sono state destinate al suo recupero e alla messa in opera dei lavori di ripristino.
Prima però gli abbiamo chiesto un parere circa il verificarsi di questi eventi in maniera copiosa e sempre più ravvicinata.


‘A partire dal 2011, in meno di tre anni, l’intero parco è stato oggetto di ben tre disastri, sintomo, ne è convinto Maurano, ‘che è cambiato qualcosa nello stato dei luoghi. Poi c’è il corso del fiume, fatalmente deviato da una serie di abusi commessi nei due scorsi decenni, che finisce a valle proprio nell’area archeologica, trasformandola in una sorta di vasca di contenimento. Questo è un dato oggettivo su cui riflettere, perchè non possiamo permetterci un’altra emergenza come quella dei mesi scorsi. E’ fondamentale pertanto che il territorio sia messo in sicurezza.”
Nei giorni scorsi, infatti, si è tenuta una riunione generale su invito della Prefettura di Matera tra Autorità di Bacino della Basilicata, Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto e Direzione Regionale dei Beni Culturali presente, con un delegato nello staff del Centro operativo misto, istituito proprio dalla Prefettura. In questo incontro sono state chieste sicurezze proprio sui lavori di ripristino del territorio a partire dagli argini fortemente compromessi del Bradano.
Ci preoccupano”, ci racconta Maurano , “le conseguenze delle alluvioni in generale, in quanto al di là delle risorse economiche e della fatica fatta in questa ennesima occasione, la necessità è quella di investire in interventi strutturali, perchè non ci si può permettere più che comportamenti normali degli uomini, producano conseguenze così tragiche. Nel 2011 abbiamo speso 250mila euro per il ripristino dei luoghi ed anche in questa occasione, anche se sono già state stanziate, grazie all’intervento dell’ex ministro Massimo Bray i fondi per la calamità (400 mila euro), l’entità del danno a cui far fronte è simile. Occorre oggi, quindi, sul fronte dei rimedi strutturali, fare una ricognizione su tutti i mutamenti del territorio negli ultimi dieci anni, perchè qui ci sono danni ripetuti e questo ci preoccupa. Basti pensare che già solo aprendo le paratie della diga di San Giuliano, come pure avviene in caso di emergenza, con 10 metri cubi di acqua al secondo, gli scavi di Metaponto rischiano di allagarsi. L’area si chiama “Pantano” perchè fisiologicamente alluvionale, ma se a questa naturale predisposizione (con cui i Greci hanno sempre convissuto) si aggiungono altre concause, il distastro è fatto.”
Durante l’evento di Ottobre, continua Maurano, scorso la Direzione regionale ha, in prima emergenza, impegnato 25mila euro per la pulizia dei canali all’interno dell’area archeologica. Sì, perchè,” “occorre ricordare che sotto gli scavi il sito è caratterizzato da una falda freatica naturale. Questo ha permesso al sito di Metaponto, a differenza di altri luoghi nazionali investiti da simili catastrofi, di dotarsi, nel tempo, di pompe idrovore, in grado di svuotare questo naturale accumulo che durante l’estate si alimenta anche di acqua marina (30-40%). Grazie all’opera dei Vigili del fuoco e del Consorzio di bonifica di Bradano e Metaponto, ad Ottobre, con sette idrovore al lavoro in sei giorni, l’area archeologica è stata interamente svuotata. Dopo le pulizie più profonde nell’alveo degli scavi, invasi da circa 100mila metri cubi di acqua e fango, si dovrà verificare l’entità di eventuali danni ai monumenti ancora presenti (ndr visto che molti sono stati già trasferiti nell’area museale dopo l’alluvione del 2011). E’ chiaro che il materiale fangoso asciutto e attaccato alle pareti antiche di millenni, dovrà essere scrostato attraverso una campagna di scavi; servirà personale specializzato, per non disperdere fatalmente ciò che non può più essere recuperato.”
Queste motivazioni hanno indotto la Direzione Regionale a indirizzare parte delle risorse economiche per la solo pulitura degli antichi canali greci preesistenti.
Non sono stati messi ancora in opera lavori di rimozione del fango dalle strutture murarie, ossia, le operazioni di pulizia grossa, attraverso la rimozione della melma che ricopre i monumenti per circa un metro e che rischia di intaccare le malte, utilizzate negli anni scorsi per tenere insieme i muretti e l’area perimetrale dell’Agorà (ndr).

L’intervento di restauro infatti, è un intervento manuale affidato al lavoro dell’uomo che può, anche se realizzato da professionisti, produrre danni sulle strutture in quanto, la rimozione del fango che è meccanica, può portare all’asportazione di materiale lapideo. E’ fondamentale quindi che queste operazioni delicatissime siano effettuate nel momento in cui avremo la sicurezza che il territorio circostante, tenuto conto anche che siamo a Marzo, sia oggetto di interventi strutturali destinati al suo ripristino affinchè non si ripetano nuovamente fenomeni di questa natura e entità.”
Sappiamo infatti, che ogni azione umana o ogni evento naturale contribuisce a lasciare una traccia sul monumento e a seconda che siano effetto di un evento naturale o di un’azione umana, possono comportare accumulo o asporto di materiali rispetto alla situazione preesistente. Mentre la traccia di accumulo costituisce un’unità stratigrafica positiva, la traccia di asporto rappresenta un elemento negativo alla storia del sito. Occorre quindi che i restauri vengano realizzati con estrema parsimonia e in condizioni di sicurezza.
Abbiamo inoltre chiesto al dottor Maurano se ritiene che i fondi ottenuti per calamità destinati dal Ministero siano stati sufficienti.
Maurano ha detto di ritenersi soddisfatto perchè l’ambizione della Direzione Regionale era stata inizialmente solo quella di richiedere le somme anticipate in primo intervento.
Il ministero per i Beni culturali infatti, attraverso l’impegno dell’ex ministro Massimo Bray, ha destinato al metapontino una somma pari a 400mila euro, che si aggiunge ai 250mila destinati dalla Dirigenza regionale per i Beni culturali ed ai 200mila già ripartiti dalla Regione Basilicata. In tutto 850mila euro.
Speriamo di restituire presto il parco archeologico alla comunità se non nella sua totalità, almeno in parte, rendendo la parte ancora non pulita comunque visibile attraverso transenne o sopraelevazioni di ponteggi”

Maurano ci ha anche dato delucidazioni circa il nuovo decreto del Ministero che stanzia la somma di 135 mln di euro a favore del Mezzogiorno ma dalla quale risulta esclusa la Basilicata.
Maurano ci spiega che in questo provvedimento la Basilicata non è stata contemplata perchè non rientrava nella rimodulazione dei fondi europei POIN 2007/2013 fatta da Barca quando era ministro della coesione territoriale.
Quindi si tratta di interventi già previsti dal 2012 e adesso cantierabili. Questo ovviamente non toglie nulla al fatto sia opportuno non abbassare la guardia e stare attenti che nella prossima programmazione dei fondi europei la Basilicata ci sia.”

Ci auguriamo che gli Enti interpellati in sinergia con la Soprintendenza ai Beni Archeologici mantengano fede alle promesse date e che questo porti presto l’intera area archeologica metapontina ad essere nuovamente fruibile.

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